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La mediocrità

La mediocrità e l’ignoranza si nascondono e oggi sono più che mai mimetiche. Occorrono persone di spiccata intelligenza per scoprirle, pesarle e smascherarle. Portare alla luce questi cancri dei giorni nostri è inutile perché in un turbinio di leggi poco chiare si insidiano coloro che amano vivere border line e che utilizzano le pieghe sociali create da anni di falsa democrazia per crearsi dei diritti, passando sopra a tutto quello che la morale comune dovrebbe insegnare.

Eppure la mediocrità e l’ignoranza si autoalimentano, si espandono e si amplificano più facilmente di ogni altra struttura psico-emotiva perché non richiedono sacrifici, non fomentano nemici e soprattutto attirano a se altra ipocrisia. Nessuno odierà o invidierà mai un mediocre ma in molti vorrebbero essere diversi, di successo, più colti, più bravi in uno sport, più capaci in un mestiere senza però caricarsi dei sacrifici che comporta l’uscire da quella zona sfumata di vita che si chiama mediocrità.

Specialmente in questo periodo le persone hanno perso la voglia di dimostrare. 

Siamo progrediti, come uomini, e ci siamo evoluti grazie alle sofferenze e alle sfide che la natura ci ha posto davanti ma oggi la stessa natura, quella che lascia indietro un animale ferito, quella che fa estinguere una razza incapace di adattarsi, quella che fa soccombere la mancanza di voglia di fare, è stata privata della sua insaziabile capacità di insegnare e di spronarci a spingerci oltre.

Oggi si può vivere senza lavorare, campando di piccoli espedienti, ammorbando e succhiando la linfa a coloro che del lavoro fanno un valore morale prima di tutto.

Tutto questo è voluto ed anzi incentivato dallo Stato, dai partiti, dalla società ormai fannullona. 

Come si può descrivere, quale aggettivo possiamo usare per uno Stato che da la “paghetta” ai suoi cittadini e poi massacra le aziende con tasse insostenibili colpendo chi produce ed accarezzando quelle sanguisughe che non creano nessun vantaggio sociale. Come possiamo etichettare i partiti che calpestano le proprie idee, calpestano gli ideali sopra i quali si sono costituiti, pur di conquistare quel 2 % che serve loro per accaparrarsi lo scettro di portabandiera di una coalizione. Quale attributo utilizzare per quei cittadini che parlano di libertà senza pensare che sono loro i primi a creare una dittatura contro chi ha accettato delle regole sociali in maniera silenziosa ed educata.

Sono da sempre una persona difficile da abbattere ma ora sono stanco, quale imprenditore e quale cittadino, sono stanco. Stanco di vedere che più si ha e più ti vogliono togliere per principio, stanco di soffrire perché cerco di capire anziché seguire le masse, stanco di dover vedere il “padre Stato” che manda avanti il figlio incapace a spese del figlio valente, sono stanco degli scherni di coloro che si fanno mantenere e ti vedono come un pazzo perché ami il tuo lavoro, sono stanco, stanco che oggi le così dette minoranze sono formate da coloro che perseguono i motivi morali, che dalla notte dei tempi hanno accompagnato l’uomo e la “normalità” è invece dettata da uno scriteriato anticonformismo.

Dopo tutto questo, un imprenditore non molla e non perché non potrebbe farlo ma perché quella scintilla di genialità, di saper fare, di caparbietà che una volta era una stella dorata sul petto di cui andare fieri è oggi diventata una malattia che ti ha programmato ad andare avanti… lasciandoti tante ferite e un po’ di agrodolce.


Lorenzo dott. Antonelli 

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