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A tutti voi

Si deve arrivare all’estremo, dare tutti se stessi attraverso un percorso di una difficoltà unica per poter ritrovare la forza ed il coraggio di ripartire di nuovo.

Noi imprenditori italiani, noi dirigenti italiani siamo fatti cosi; arriviamo la sera distrutti ma con la voglia di fare ancora di più e ci giriamo nel letto ansiosi di poter tornare in Azienda per terminare un progetto che in realtà è senza fine: l’appagamento delle nostre capacità.

Oggi dobbiamo essere fieri di noi stessi, dobbiamo ricordarci che se siamo riusciti a diventare quello che siamo è stato grazie alla nostra determinazione, ai nostri sacrifici, alla nostra persistenza e alla nostra disciplina, in una parola, grazie alla nostra volontà, scontrandoci con la politica, con una economia avversa, con chi ci diceva e ci dice di continuo cosa dovremmo fare, con la mediocrità, con la burocrazia, con il malcontento degli incontentabili.

Se siamo riusciti dove altri hanno fallito, è perché abbiamo trovato soluzioni che altri non avevano immaginato, è perché abbiamo visto opportunità dove altri vedevano un muro, è perché ci siamo ostinati a continuare laddove altri si sono arresi, è perché sappiamo che non è il successo o la sconfitta a definirci, ma la nostra capacità di combattere.

Oggi siamo chiamati ad una ulteriore prova, infida perché inaspettata, e per fronteggiala dobbiamo ancora una volta, e forse più che mai, trovare la forza, la pazienza, la calma e le energie necessarie per questa battaglia, senza timori, e con sguardo fiero.

L’imprenditore Italiano è abituato a lottare: da sempre è obbligato, per esempio, a gareggiare in bicicletta contro la moto tedesca, dotata di centrali atomiche, di carbone, di un articolato sistema fluviale, di un sindacato prono ed accondiscendente, di un sistema legale meno farraginoso e una tassazione meno opprimente.

Ma proviamo ad immaginare uno “scambio culturale” tra l’Italia e la Germania, uno scambio che prevedesse di trasferire un IMPRENDITORE italiano in Germania e un “imprenditore” tedesco in Italia. Il povero tedesco in bicicletta si smarrirebbe nei corridoi della burocrazia e fallirebbe prima ancora di dare un nome all’Azienda.

Per noi?…sarebbe troppo semplice.

Siamo imprenditori italiani, siamo dirigenti italiani e siamo i migliori al mondo perché non si tratta solo di creare ricchezza per noi e per il nostro paese, si tratta di vita o di morte, si tratta di poterci guardare allo specchio la sera felici o rinnegare la nostra figura, si tratta di sentirci degli eroi o dei falliti.

Questo è il nostro cuore, questa è la nostra forza.

Ecco, oggi siamo qui, ad un altro punto di svolta, uguale a tanti altri e che non considereremo nè più facile né più difficile, semplicemente l’ennesima sfida su cui lanciarci perché, ancora, non siamo solo imprenditori e dirigenti ma siamo anche italiani.

Le previsioni cupe le lasceremo ai burocrati e alle banche d’affari, perché noi siamo programmati a sfidarle e a superarle, a vivere nella vita vera e nel mondo reale, a cercare nelle difficoltà una strada per adattarci, evolvere ed emergere migliori, come persone prima ancora che come uomini e donne di affari.

Noi che ci lanciamo di continuo in un dirupo senza paracadute, noi che ce lo costruiamo mentre cadiamo nel vuoto, noi che non abbiamo bisogno dello stato o della sua elemosina, né di farci dire qual è il modo di fare business, perché siamo i migliori al mondo.

Si ripartirà, grazie a noi e a nessun altro, facendo il nostro dovere come sempre lo abbiamo fatto, facendo capire a chi è più fragile di noi che non è l’Italia ad essere un brutto paese ma è chi lo governa che vuole descriverlo cosi. Perché in cuor nostro, in fondo al nostro io, lo sappiamo che le nostre capacità si sono cosi evolute rispetto ad altri popoli proprio perché viviamo in questa terra meravigliosa che ci da la gioia della campagna, la soddisfazione della cultura, la bellezza della montagna, la serenità del mare, il gusto della cucina, la forza della storia e, purtroppo, spesso la odiamo ma come farebbe un adolescente con i propri genitori.

Non è perfetta, no, ma è onesta nei suoi difetti e per questo, purtroppo, altri che coprono con sotterfugi le proprie mancanze, hanno cercato di farcela odiare.

Ma questa ennesima sfida deve decretare la nostra crescita ed il nostro ingresso nel mondo degli adulti, deve farci comprendere che non siamo noi ad essere sbagliati, non noi ad essere inadatti ma chi ci vuole dipingere come tali per paura di ciò che possediamo: noi stessi e un territorio incredibile.

Lo so come vi sentite ora, lo provo anche io da giorni. Prima l’attesa di una linea da seguire data dal Governo, poi la speranza di un aiuto da chi dirige il paese, OGGI la consapevolezza che siamo NOI a dirigere il paese perché gli altri non ne sono in grado. Fa arrabbiare lo so ma dobbiamo invece rimanere calmi e continuare solamente a contare sulle nostre capacità e, attraverso queste, trovare un modo, insieme, di superare anche questo difficile momento.

In attesa di potervi di nuovo guardare negli occhi,

Lorenzo Dott. Antonelli

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